Isoladellerose arriva a Largo Venue nella giornata internazionale dei diritti delle Donne e lo fa con un sold out che sa di rivincita. Ebbene si, il trio vincitore della competizione canora “The Band” nel 2022 e resident band dell’iconico programma “Citofonare Rai 2” torna sul palco della venue romana con uno show che ci ha fatto davvero scaldare il cuore e commuovere.
La band, composta da Federico Proietti, Iacopo Volpini e Andrea Zanobi, ce l’aveva promesso: “sarà uno show ad alta intesità” e beh, ci sono proprio riusciti. L’apertura, affidata ai Plastic Haze che hanno scaldato magicamente il pubblico, spalanca le porte a qualcosa di incredibile. Una di quelle serate che le mura di Largo Venue ricorderanno per tanto tempo, un po’ come tutti i presenti. Quindi allacciamo le cinture ed immergiamoci, ancora un po’ in un “sabato sera” in cui fidarsi del suono deciso di una batteria.

Buio, un urlo, un applauso ed è così che inizia il concerto. Una scossa lungo la spina dorsale, un fuoco che arriva al primo colpo di batteria di Iacopo Volpini. Un vero e proprio richiamo, un istinto “Animale”. Il primo regalo di una lunga serie, l’inedito che segna il punto di partenza di un viaggio lungo due ore.
Isoladellerose è sul palco in tutto il loro immenso splendore, baciati dalle prime gocce di sudore che condiviamo mentre saltiamo tutti insieme al ritmo di “Cenere (se tutto dovesse finire cosa ti andrebbe di fare)”. Un inno per tutti noi: giovani, inesperti, ma pieni di sogni da raggiungere – passo dopo passo. Il ritmo cambia, il fuoco si accende, la voce di Federico Proietti diventa graffiante, l’atmosfera si scalda: siamo all’inferno vis a vis con il “grande Capo” che poi dopotutto, mica è così male.
Il ritmo rallenta. Le luci diventano di un blu intenso. Centinaia di lucine colorate si alzano per accompagnare il ritmo delle “Lucciole“, il secondo inedito di questa serata. E poi ci siamo, le mani si alzano al cielo. Il ritmo del basso di Andrea Zanobi ci riporta tra le note di una canzone che conosciamo bene. Ci ritroviamo tutti improvvisamente ad urlare come un “Mantra” “tu lo chiami amore, io lo chiamo Karma”.

E’ il momento del primo ospite Wepro, l’energia è palpabile. Largo Venue si infiamma di nuovo con la voce atomica di Marco Castelluzzo che regala un’esibizione pazzesca accompagnato dal talento indiscusso dei padroni di casa. Siamo tutti su di giri, dentro la sala fa caldissimo, ma non importa noi continuiamo a cantare, ballare a ritmo di musica fino al momento in cui i ruoli si invertono.
Iacopo lascia la batteria per l’handpan, un antico strumento a percussione di origine africana, Fede si sposta alle tastiere e Andrea al silent bass. Siamo in un set acustico. Un momento intimo in cui ci ritroviamo avvolti dai suoni dolci e dalla voce delicata di Federico. “Quando tocco il fondo torno su” è questo forse il senso di tutto, la consapevolezza per cui tutti noi continuiamo a fare quello in cui crediamo: c’è sempre una soluzione, c’è sempre un’ancora che ti riporterà a galla. E allora va bene sbagliare, va bene infilarci nelle relazioni sbagliate, nelle situazioni difficili perchè non basteranno “milligrammi di veleno” perchè noi “ridiamo in faccia al mondo”. Si cambia di nuovo. Sul palco c’è Federica Carta che regala uno show incredibile grazie alla sua voce cristallina e il suo look aggressive in stile Isoladellerose.
Le note si rincorrono per arrivare all’ultimo atto del concerto, il mio preferito. Isoladellerose ripercorre la sua presenza a “The Band” regalandoci due incredibili cover: “Vieni con me” e “Maniac”. Il momento della fine è quasi arrivato, ma prima c’è spazio per altre due canzoni: “Nada Mas” e “Sabato Sera” che ci portano in un classico weekend in una Roma caotica in cui si vuole evadere dalla realtà. tra un bicchiere di troppo e la voglia di cantare alla luna.
E quindi va bene, spogliamoci e respiriamo la musica. Abbracciamoci sudati sotto al palco, continuiamo ad urlare e a cantare a squarciagola affidando i nostri desideri a quelle note che ci accompagnano nelle ore nel traffico infernale, sotto la doccia, mentre prendiamo il volo o quando – semplicemente – abbiamo bisogno di staccare un pò. Io non so per certo cosa unisca le persone, ma so che quando esseri umani come Federico, Iacopo e Andrea si uniscono non può nascere nulla di diverso se non arte. E quindi se non l’avete ancora fatto correte ad ascoltare la loro arte, perchè questo – ne sono certa – è solo l’inizio.
Grandissimi ragazzi