Piccola Kappa è un giovane artista sardo di stampo punk rock, ormai da tempo ospite fisso della playlist editoriale “Sanguegiovane” di Spotify. Playlist che ha centrato anche con il suo ultimo singolo, “CALIFORNIA”, in cui ci racconta il suo stato d’animo, un mix di malinconia e rabbia con uno sguardo carico di speranza e ambizioni rivolto al futuro. Da qualche anno ha scelto di trasferirsi a Parigi per vivere la musica a 360 gradi.
In che modo vivere all’estero influenza la tua musica e il fare musica?
Qua sono a contatto con tantissime culture, con gente che come me viene da un altro paese e ha cambiato vita per cercare ispirazione a Parigi, città che ama la musica in tutti i suoi generi! Potrei fare pre-serata in un bar con concerto Jazz e finire la nottata in un locale techno affianco. Mi sento coccolato, c’é sempre qualcosa di nuovo.
3 aggettivi per descrivere la musica di Piccola Kappa.
Triste, romantica, ribelle.
Quali sono le tue maggiori influenze musicali e le canzoni che non possono mancare nella tua playlist?
Sono molto geloso delle canzoni che ascolto, ma ti posso dire che sono super fan di Maggie Lindemann e The Kid Laroi.
Cosa rappresenta per te l’esperienza dei live?
Sono una persona che ama stare al centro dell’attenzione, ho bisogno di feedback e supporto continuo, quindi per me sono fondamentali!
Inoltre, avendo un carattere riservato e chiuso, i live sono dei momenti liberatori, posso urlare tutto ciò che ho dentro e che mi tengo stretto.
Nel tuo ultimo singolo si sentono tante influenze punk rock: è questo il genere che vuoi continuare ad esplorare o la vedi come una fase transitoria?
In realtà già 2019/2020 ricercavo beat indie rock/alternative rock, ho demo del periodo Covid con Giast (il producer, ndr) che già toccano il punk; lui é cresciuto con quel genere, io mi ci sono appassionato col tempo.
Quando ho iniziato a fare musica 8 anni fa cercavo sempre, invano, qualcuno che mi facesse un beat con la chitarra. Così, quando abbiamo iniziato a vivere assieme, tutto é nato spontaneamente.
Penso che quest’identità ci fosse da tanto dentro di me, Parigi mi ha solo aiutato a spingerla fuori e confermarla! Non ti so dire cosa farò domani, non amo etichettarmi, so solo che amo fare musica e vorrei arrivare ad un punto in cui l’ascoltatore si prende bene e basta a prescindere dal genere del pezzo.