Prima del live al Traffic Club di Roma dello scorso 9 maggio, abbiamo avuto il piacere di intervistare i Cara Calma.
Riccardo, Cesare e Fabiano hanno risposto alle nostre domande, approfondendo il fil rouge del loro quarto album, “Itami“, raccontandoci un po’ le prime date del tour e le loro influenze musicali, prevalentemente rock e alternative.
Ciao ragazzi! Siete pronti, siete carichi per questo live? Come sono andate le scorse date?
Riccardo: Sisi, carichissimi! Sono andate molto bene, siamo rimasti molto contenti. Ci è saltata Torino, che recupereremo tra un paio di settimane. Però siamo molto contenti di questo inizio.
Come descrivereste la vostra musica a chi non vi conosce?
R: Oddio, vedi ci diceva che voleva farci leggere le domande…
Cesare: Perché prima ci ha chiesto se volevamo leggere le domande, non abbiamo accettato ma sarebbe stato il caso.
R: Mah, è difficile secondo me, per chi scrive musica è sempre difficile dare un’etichetta e una categorizzazione alla musica che fa.
C: Beh rock sicuramente.
R: Sì rock, alternative rock, con un po’ di influenze in generale di midwest americano. Le nostre origini di ascolto arrivano da lì, sicuramente ci sono tutti questi ingredienti.
Se non aveste fatto musica, cosa vi sarebbe piaciuto fare?
C: Il ladro – ride
R: Di cuori – ride. In realtà è molto complicato rispondere a questa domanda, perché facciamo musica da sempre, da quando siamo ragazzini. Abbiamo cominciato a suonare alle medie e non avevamo ancora bene in mente cosa fare da grandi. Abbiamo sempre seguito questa strada, mettendo in secondo piano tantissime altre cose. Dovrei pensarci, però sicuramente avrei viaggiato un po’ di più per il mondo.
Fabiano: Io volevo fare l’astronauta!
C: Anch’io ho sempre avuto una band, secondo me ho avuto una band prima di imparare a suonare tra l’altro.
R: Tutti noi! Abbiamo imparato a suonare con le prime band.
F: Io e Taffo (ndr: Riccardo) suoniamo insieme da quando avevamo 13 anni e lì veramente non sapevamo suonare. All’inizio inizio eravamo in camera mia, io con la batteria tu con la chitarra classica, quindi immaginate cosa si sentiva…
C: Io uguale, io avevo la chitarra classica e suonavamo con il batterista che ovviamente suonava fortissimo, e non si sentiva assolutamente nulla di quello che suonavo io.
F: Allora eravamo molto più forti di ora, quelli sì che erano concerti in cameretta…
Quali sono 3 canzoni che non possono mai mancare nella vostra playlist?
F: Io dico Routine Pain degli Spanish Love Songs.
R: Bella, l’avrei scelta quasi anch’io.
C: Cazzo io ci devo pensare… ce ne sono tipo un milione.
R: È molto complicato, ti direi in questo momento, nonostante io l’ascolti da tantissimo tempo, continuo ad avere in playlist Spanish Radio dei Biffy Clyro.
C: Io boh… ogni tanto ascolto Doomed dei Bring Me The Horizon a ripetizione, senza nessun motivo.
R: Tutto il disco?
C: No, solo il primo pezzo, è il primo pezzo di That’s The Spirit, quello me l’ascolto di brutto.
Si sente l’influenza dei Bring, l’ho sentita su “Niente di Che” particolarmente, mi ha ricordato un po’ “LosT”.
R: Sì è vero, questo è un bel catch.
C: È stata brava!
Ho studiato! “Itami” invece è il vostro quarto disco. Com’è stata la reazione del pubblico alle nuove tracce live?
R: Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso, perché le hanno accolte con calore ma soprattutto, considerando che il disco è uscito una settimana prima della prima data in Latteria (ndr: Latteria Molloy, Brescia), non ci aspettavamo che sapessero già tutti i pezzi ed è stato sorprendente.
C: È stato strafigo.
R: È stato sorprendente e notiamo che andando in giro, anche la data del Bloom (ndr: a Mezzago (MB)) e settimana scorsa a Firenze, sanno già i pezzi e siamo molto orgogliosi.
C: Adesso stasera non canta nessuno…
F: Stasera una merda…
Siete rimasti sempre coerenti alla vostra anima rock e ai vostri testi taglienti. C’è una canzone o una frase a cui siete particolarmente legati?
R: Secondo me dipende tanto dal momento in cui sono arrivati i vari pezzi. Però se devo dire il pezzo che da quando l’ho scritto, da quando l’abbiamo arrangiato sento di più è sicuramente Altalene. Una frase semplice come “ti dico che va tutto bene anche se cado a pezzi” ha rappresentato un periodo abbastanza delicato della mia vita, quindi sicuramente quella frase, anche se non è “poetica”.
F: Anche la mia frase preferita è di Altalene tra l’altro, ed è “tu non guardarmi dentro, non c’è niente da vedere”. Bravo Taffo!
R: (si rivolge a Cesare) secondo me tu qualcosa con la Ketamina.
C: Ma perché, ma lasciami stare – ride. Anche a me piace quella che hanno detto loro – ridono.
In “Itami” avete affrontato il dolore in tutte le sue sfaccettature, siete partiti dall’autodistruzione di “Anime e Ket4mina” per chiudere con la richiesta di aiuto che è “S.O.S.”. Nel mezzo, c’è questo contrasto di “Venerdì”, in cui dite che “per chiedere aiuto dovrebbe cadere il mondo intero”. Oltre al dolore ho visto anche la speranza, del tipo “ho toccato il fondo, adesso non posso fare altro che risalire”.
R: Sì assolutamente, il tema portante del disco, che poi è anche un percorso seguendo le varie tracce, è proprio questo: il toccare il fondo per capire che più in giù di così non si può andare, quindi c’è solo da risalire. S.O.S. è il capitolo finale di questo processo, che ci fa capire che chiedere aiuto non è un atto di vergogna, anzi, è un atto di coraggio.
Salutiamo Riccardo, Cesare e Fabiano con un brindisi con uno spritz – o, come direbbero loro, un pirlo – sperando di rivederci presto, magari con un tour estivo!