La seconda edizione del Superaurora Festival è realtà. La pineta della meravigliosa Ostia è tornata per un weekend a brillare e colorarsi di tante luci colorate e glitter sparsi di qua e di là, dopotutto si è un po’ il Coachella italiano. O almeno questo è quello che ci hanno promesso. Andiamo con ordine, però, per evitare di correre in facili pregiudizi affrettati.
Il Superaurora ci trasporta, più o meno tutti, al mare. Un weekend assolato. Uno di quelli che ti fanno mancare l’aria in città, ma che al mare- improvvisamente – “mezzo” ti devi mettere il giacchetto per non sentire la brezza che ti batte sulla pelle accaldata. Una line up pazzesca: da Carl Cox a Mace, dai Meduza a Stella Bossi, da Kid Yugi ai Bnkr44 fino ad arrivare a Noyz Narcos e Ketama 126. Tre palchi sparsi in giro per l’ampissima area del festival. Una ruota panoramica, una mongolfiera e il meraviglioso Castello Chigi a padroneggiare il tutto. Detta così sempre perfetto. E lo è stato sotto tantissimi punti di vista, ma purtroppo alcune criticità continuano ad esserci.
Se lo scorso anno il problema principale fu la pochissima selezione di cibo e bevande, oltre che la relativa mancanza di altre casse, quest’anno di problemi ce ne sono stati un po’: se da una parte, avevamo ampia selezione, dall’altra c’è stata una pecca organizzativa notevole per quanto riguarda le scorte alimentari. Mi sono trovata ad assistere a tanti momenti in cui – con la tensione alle stelle – il pubblico inveiva contro uno staff stoico. Ragazzi, giovanissimi, che rispondevano con calma, gentilezza ed educazione ai tanti che dopo file chilometriche si andavano a lamentare.
Ecco il mio consiglio è proprio ripartire da loro. Da quei sorrisi stanchi e dalla voglia di far parte di un progetto così bello. Magari con qualche cura per chi lì stava lavorando. Dai barman ai fotografi, dai bodyguard alle ragazze in cassa e perchè no anche per noi giornalisti. Perchè si, diciamolo, siamo stati trattati davvero di merda. Tra la sicurezza che impedisce di registrare e scattare sotto palco (anche solo i primi 3 pezzi), alla mancanza di una zona stampa in cui poter ricaricare telefoni, allo stress di alcuni membri della produzione che ci hanno più volte risposto come se fossimo pezze da piedi alla domanda se fosse presente un wc nell’“l’area press”, spoiler: non c’era.
Purtroppo lo stress gioca brutti scherzi. Posso capire che organizzare un evento del genere sia difficile, complicato e stancante. Bisogna sempre ricordarsi però, il rispetto. E un consiglio mi sento di darlo: respirate a fondo e create una legenda chiara per pass/bracciali ecc senza cambiare le cose in corso d’opera.
Ora che la “patata bollente” è stata lanciata, arriviamo alle cose belle: i live, la musica, la gente. Ecco si, la gente. Quei ragazzi che hanno ballato senza tregua, sotto il sole cocente di una Roma infuocata. Persone di ogni età, genere, colore unite sotto il segno dei glitter, dei look da festival, dalle treccine colorate e da quel sentimento incredibile che solo la libertà ti regala. I punti di forza di questi tre giorni? Beh senza dubbio la line up.
Incredibile l’esibizione di Kid Yugi, una delle penne più promettenti d’Italia, un artista che coinvolge, che ti prende e ti porta nel suo universo. Un mondo a parte in cui poter essere “Eva” o “il ragazzo del quartiere” che ha un sogno nel cassetto tanto grande, che vederlo lì, davanti a lui lo fa quasi commuovere. Una generazione ricca di sogni che sotto il palco di Yugi trovano la strada giusta per cominciare, davvero, a crederci.
La travolgente energia dei BNKR44 arriva ad Ostia è stravolge tutto. 5 voci incredibili, con una fanbase assurda. Un concerto che arriva, coinvolge, ti colpisce in pieno e diventa poesia. I ragazzi di provincia arrivano e si prendono tutto, anche il mio cuore. Dopotutto sono stati la colonna sonora di un’amicizia nata per caso, in un inverno strano che ha portato gioia. A prescindere da tutto “Governo Punk” sarà sempre la voce di chi, la provincia l’ha vissuta da vicino.
Il sabato continua con Noyz Narcos e Ketama126, la storia di Roma su un palco. Quelle canzoni con le quali sei cresciuto, quelle con cui hai cominciato a pensare, a guardare il mondo da un’altra prospettiva. Quei pezzi che ti hanno segnato e che oggi ci ritroviamo, tutti noi della generazione dei millennials, a cantare a squarciagola.
Menzione d’onore per Meduza e Mace, due artisti incredibili che ci hanno fatto ballare fino alle 3 di notte a ritmo di una musica incredibile, la stessa che oggi ricordandolo mi risuona nelle orecchie. Ed è proprio quello il bello di tutto questo. Il motivo per cui dico che si, ci sono stati tanti errori, ma la musica è sempre e comunque più forte di tutto, una droga che non solo ci “sballa”, ma fa anche bene al cuore, curando ferite che neanche sapevi di avere.
E quindi il Superaurora è davvero il Coachella italiano? Al momento no, ma se si seguono i consigli, si lavora sodo, lo diventerà perchè obiettivamente la location è incredibile, le line up sono sempre più interessanti e variegate, le collaborazioni con brand ci sono e si vede l’impegno, la dedizione e la passione che muove tutto, va solo pensato leggeremente meglio.