Sono passati appena sei mesi dall’uscita di “Comuni Mortali”, ma Achille Lauro con “Senza una stupida storia” ha deciso di regalare al suo pubblico un nuovo brano che racconta le rovine di un amore che è stato. Nella semplicità, ma anche nella drammaticità della fine di una relazione in una notte d’estate tra Milano e Los Angeles. Un brano che incorona Lauro nella categoria di quegli artisti che riescono a parlare di dolori con la delicatezza della brezza marina che ti rinfresca in un’assolata giornata di agosto. Ed è così che si prende il suo posto, non più solo il provocatore glam che ha incendiato i palchi con paillettes e dichiarazioni sopra le righe, ma un autore che sembra sempre più interessato alla sostanza che alla superficie.
“Senza una stupida storia” è la ballad che abbraccia, stringe, consola e protegge i cuori solitari, ma innamorati. Una ballata moderna, essenziale ma mai scarna con arrangiamenti orchestrali che fanno da tappeto alla voce, le armoniche aggiungono un tocco nostalgico che sa di vecchi vinili e confessioni notturne; gli stessi a cui ci ha abituato con l’ultimo progetto artistico che l’ha consacrato. Non c’è ricerca dell’impatto immediato, ma del respiro lungo. Lauro sembra volerci invitare non a ballare, ma ad ascoltare, a stare fermi dentro le sue parole. La produzione, pulita e levigata, lascia spazio al testo. Tutto sembra costruito per non interrompere la confessione che fluttuano nell’aria per poi tornare dentro di noi piene di nuovi, incredibili, colori. Una sorta di purificazione delle stesse. Lasciamo andare i ricordi negativi e ci tornano indietro sotto forma di esperienze e nuove opportunità.
Il brano nasce in giro per il mondo e già questo basterebbe a spiegare il respiro internazionale del pezzo. Al centro non ci sono location patinate: c’è una storia d’amore che si sbriciola. E con essa la riflessione su quanto le relazioni possano diventare gabbie emotive. Lauro canta con lucidità feroce e ci regala una fotografia chiara delle relazioni di oggi.
Le persone sai si deludono
E per ripararsi poi ritornano
Che ne è stato poi del nostro amore
Mi sentivo poi così stupido
Era amore o no, ero lucido
È un’ammissione personale, ma anche un’osservazione collettiva: in nome dell’amore, spesso ci perdiamo. Ci lasciamo guidare da questo sentimento, scendendo negli abissi pur di sentire il cuore battere. Come se essere innamorati fosse l’unica vera misura per scandire il tempo. E no, non è così. Non dovrebbe esserlo.
Quanto è bella una fine senza regole
Quanto è bello impazzire senza chiedere
No mi importa di stare qua ad aspettare
Sotto al tuo balcone gridando ti amo
Che bella una fine senza te
Senza limiti, liberiSenza una stupida storia d’amore
So bene che siamo cresciuti con il mito romantico del “conosco una sola maniera per misurare il tempo: con te o senza di te” – e mi perdonerà Jorge Luis Borges se qui ne tradisco la suggestione – ma la vita non può ridursi a quell’alternanza. Perché il rischio è confondere la nostra identità con quella dell’altro, smarrire il confine tra l’io e il noi, fino a credere che senza un amore non esista un’esistenza. La verità è che il tempo scorre comunque, e appartiene a noi anche quando siamo soli. L’amore può arricchire, illuminare, bruciare, ma non può essere l’unico metro di misura della nostra vita. Riconoscerlo non significa smettere di amare, ma imparare a farlo senza annullarci.
Penso sia proprio questo che il Lauro di oggi ci sta dicendo: non ha più bisogno di indossare maschere dietro cui trincerarsi in una perfezione apparente. In questo brano sceglie di parlare piano, con la consapevolezza che l’amore può essere una benedizione ma anche una dipendenza tossica. Il messaggio è chiaro: “completo” non è chi si annulla per l’altro, ma chi riesce a vivere anche senza “una stupida storia”.
“Senza una stupida storia ” è Achille Lauro senza trucco e senza filtro. Una canzone che parla a chiunque abbia vissuto un amore che diventa prigione e che invita a scegliere la libertà. Non è un singolo “facile”, ma è un brano necessario: il tipo di canzone che rimane accesa quando tutto il resto del disco è finito. E che, nonostante tutto, ci fa scendere qualche lacrima perchè si, il cuore ha una memoria tutta sua che lo aiuta a battere anche quando tutto sembra crollare.