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Nahaze, da Amici a “Tanto da fare”: il dietro le quinte dell’artista

Nahaze, alias Nathalie Hazel Intelligente, classe 2001, nasce ad Acquaviva delle Fonti da madre inglese e cresce a Matera, lasciandola nel 2019 per trasferirsi a Milano. Il suo nome d’arte nasce dalla fusione tra il suo primo nome Nathalie ed il secondo nome Hazel, lo stesso della nonna materna. Nel dicembre del 2019 pubblica “Carillon”, brano che vanta la collaborazione di Achille Lauro e Boss Doms e che ottiene la Certificazione Disco d’Oro.

Nel 2024, partecipa ad Amici 23, con il brano “Oro Oro Oro”, esperienza importante che rappresenta uno dei suoi punti di partenza  e nello stesso anno, firma un contratto discografico con Sugar Music. A novembre 2024 esce la nuova release di Estremo“Più Ne Voglio” dove Nahaze è in feat. con Big Mama. Nel 2025 entra nel roster di MZ Management di Mattia Zibelli, già manager di artisti tra cui Fred De Palma, Baby K e Cicco Sanchez. A maggio 2025 pubblica il singolo “Tanto da fare” e nel mese successivo “Burnout”, secondo singolo del nuovo progetto discografico della cantautrice.

Il tuo nuovo singolo “Tanto da fare” è molto intenso e diretto: com’è nato e cosa rappresenta per te?

Il singolo è nato come per magia, è stato un processo molto naturale e veloce scriverlo, penso che sia dovuto al fatto che mi sono approcciata al pezzo come fosse un flusso di coscienza. È nato d’estate, in un momento di rinascita e cambiamenti, in cui sentivo di avere tanti impegni che continuavano ad arrivare e di questo ero molto felice. Sentivo che fosse giusto dedicare il tempo che avevo a disposizione in modo da poter realizzare determinati obiettivi.

Come nasce di solito una tua canzone? Parti dal testo, da una melodia, da un’emozione?

Ci sono tanti modi in cui può nascere una canzone per me, dipende. Capita di abbozzare frasi, pensieri o concetti nel telefono, per poi andare in studio e metterli in melodia. Può anche succedere di cercare melodie mentre il produttore lavora sul beat. Qualsiasi sia il processo creativo, è sempre spinto da un’emozione, parte tutto da lì.

Usi spesso l’inglese nei tuoi brani. Cosa ti spinge a farlo e come scegli quando mescolare le lingue?

Non c’è niente che mi spinga ad usare l’inglese, perché per me è una cosa molto naturale. Capita che anche mentre parlo, se non mi viene in mente un termine in italiano lo dico in inglese. Nei pezzi utilizzo l’inglese per alcuni modi di dire, per esprimere più facilmente un concetto o banalmente per scelta stilistica.

Hai collaborato con artisti come Achille Lauro e Boss Doms. Com’è stata quell’esperienza e cosa ti ha lasciato?

Sono esperienze che comunque riempiono il cuore ed insegnano. Mi hanno insegnato tante cose ed il rapporto di rispetto ed amicizia che è rimasto penso sia tra le cose più belle che mi hanno lasciato.

C’è una canzone del tuo repertorio a cui sei particolarmente legata? Perché?

Sono legata particolarmente a tre pezzi: Carillon, Control e Oro oro oro. Carillon per me segna l’inizio di questo percorso ed appunto la collaborazione con artisti che ho ascoltato una vita in cuffia andando a scuola. Control è la parte più fragile di me, è un pezzo che ho scritto in un momento di grande difficoltà e che tuttora mi fa provare emozioni davvero forti riascoltandolo. Oro oro oro per me è un pezzo di riscatto, che nasconde rabbia, paura, insicurezza ma anche tanto amor proprio.

Se la tua musica fosse un colore, quale sarebbe e perché?

Se la mia musica fosse un colore la assocerei al viola. Non so bene perché, ma è composto dal blu, la parte più emotiva ed il rosso che per me rappresenta la forza, la fame.

Tre canzoni che non possono mai mancare nella tua playlist

È molto difficile scegliere ma se proprio dovessi andrei per quelle che mi hanno accompagnato più negli anni. “Se non dai il meglio” di Fabri Fibra, “Wicked Game” di Chris Isaak e “You know I’m no good” di Amy Winehouse.

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