Durante il Concertone del Primo Maggio di Roma è andato in onda lo spot realizzato da Anna Foglietta in collaborazione con l’Associazione Una Nessuna Centomila contro la violenza sulle donne, dal titolo “È come sembra”. Il filmato parte proprio dal racconto di una molestia avvenuta durante un concerto, che non viene esplicitamente mostrata ma fatta intendere perfettamente. Al centro dello spot grandi volti del cinema e della televisione italiana, come Sofia Iacuitto, Nicole Rossi, Vittorio Magazzù e Lorenzo Zurzolo.
Ironicamente, proprio mentre le immagini di “È come sembra” venivano proiettate al Primo Maggio, nella folla si stava consumando un episodio di molestia ai danni di una giovane ragazza tra il pubblico.
Ma le donne effettivamente si sentono al sicuro durante i concerti? E quanto oggi i luoghi che ospitano questi eventi sono in grado di offrire esperienze sicure alle donne?
La sicurezza per le donne durante i concerti
Su Reddit, community online dove è possibile avviare discussioni su qualsiasi argomento, si possono trovare vari threads a proposito. Principalmente si tratta di discussioni tra donne che chiedono consigli su come sentirsi al sicuro o chiedono ad altri fan se ritengono che l’esperienza di un determinato concerto possa essere sicura. In uno di questi, ad esempio, una donna racconta di aver rinunciato al concerto di uno dei suoi gruppi preferiti non per timore dell’evento in sé, ma per la fortissima paura legata al tragitto tra il locale e il ritorno alla macchina. Racconta di aver subìto delle molestie in passato (sebbene non durante un concerto) e di aver riportato un trauma che oggi non le permette di sentirsi al sicuro in eventi simili.
Per quanto possa sconvolgere, si tratta di un’esperienza più simile di quanto si possa immaginare, un’esperienza che non si applica solo ai concerti, ma a qualsiasi evento principalmente serale che coinvolge un gran numero di persone.
Il contesto della folla è un fattore determinante. Diverse ricerche di Psicologia Sociale spiegano che trovarsi in una situazione di gruppo che favorisce l’anonimato, proprio come trovarsi in mezzo a un pubblico composto da migliaia di persone, ha degli effetti determinanti sul nostro comportamento. Le situazioni che favoriscono l’anonimato, infatti, possono portare a un aumento dell’aggressività così come a una ridotta percezione del senso di responsabilità personale nelle nostre azioni, aumento la possibilità di comportamenti negativi.
Ma dietro a una molestia durante un concerto c’è molto di più. Non dipende solo dall’effetto della folla. È frutto di una cultura che oggettifica le donne e che cresce gli uomini con la convinzione di poter usufruire dei corpi femminili in totale libertà. Questo, unito al contesto situazionale, rappresenta la miccia che fa scoppiare la bomba.
E per chi pensa che le molestie ai concerti non siano una cosa che capita così spesso, ecco alcuni dati:
- Un sondaggio di YouGov del 2018 ha rilevato che quasi la metà (43%) delle donne che si sono recate a festival musicali sotto i 40 anni ha subito molestie sessuali;
- Uno studio condotto in tutto il Regno Unito dalla Durham University ha registrato numeri simili, stimando che il numero reale di aggressioni sessuali nei festival potrebbe essere vicino a 250.000 all’anno.
- Safe Spaces Now, una nuova iniziativa delle Nazioni Unite per rendere gli spazi pubblici più sicuri per le donne, ha rilevato che 7 donne su 10 hanno subito molestie sessuali.
Cosa possiamo rendere i concerti più sicuri
Uno spot di sensibilizzazione contro le molestie è sufficiente?
L’intento dietro “È come sembra” è quello di favorire un senso di responsabilità soprattutto maschile in queste situazioni, un invito a non ignorare quello che succede davanti ai nostri occhi e a prendere l’iniziativa. Per quanto questo intento sia nobile e la realizzazione di un prodotto mediatico simile assolutamente necessaria, però, non sarà sufficiente per fermare le molestie. E questo ce lo dimostra proprio l’episodio del Primo Maggio.
Inoltre, bisogna considerare che prima di entrare a un concerto giustamente la sicurezza opera controlli approfonditi di borse e zaini, impedendo quindi alle donne di portare con sé oggetti finalizzati all’autodifesa (il famoso “spray al peperoncino” citato anche in alcuni threads su Reddit).
Come possiamo fare, allora, a rendere i concerti più sicuri?
Dal punto di vista pratico, potrebbe essere arrivato il momento per i locali di investire maggiormente nella sicurezza dei propri spazi. Ciò include, ad esempio, incrementare il personale che si occupa di security, oppure formare non solo gli addetti alla sicurezza ma anche baristi o addetti ad altri servizi su come comportarsi nel caso in cui le donne abbiano bisogno di aiuto.
Un’iniziativa da segnalare e che speriamo possa acquisire sempre più popolarità e risonanza sono i Punti Viola.
Si tratta di un progetto dell’Associazione DonneXStrada che ha l’obiettivo di creare dei luoghi sicuri contro la violenza di genere. Questa iniziativa è rivolta a qualsiasi esercizio commerciale aperto al pubblico, che possa diventare un luogo sensibilizzato e formato contro la violenza di genere e per la sicurezza in strada delle persone. L’obiettivo generale è quello di attivare il singolo cittadino nel contrastare la violenza partendo proprio dal territorio e dalla costruzione di una rete che possa sostenere le vittime.
“Un Punto Viola di DonneXStrada è quindi un luogo di riferimento nel territorio, che ha la sensibilità e gli strumenti per accogliere la persona nelle diverse situazioni di difficoltà. Il progetto prevede la selezione, la sensibilizzazione e la formazione, svolta dai professionisti del team legale e psicologico.”
A Milano, ad esempio, è presente anche una mappa di locali notturni sentinelle per la sicurezza, ovvero luoghi preposti a una particolare attenzione per rendere le esperienze serali piacevoli e sicure per le donne.
La verità che però dobbiamo accettare è che per quanto possiamo porre rimedio a queste situazioni con misure di sicurezza aggiuntive, l’unico cambiamento determinante che un giorno potrebbe veramente mettere fine agli episodi di violenza in questi contesti è un cambio di mentalità. Come ci suggerisce anche Una Nessuna e Centomila con il suo spot, ci serve una presa di coscienza e il coraggio di assumerci il senso di responsabilità nel non ignorare un episodio di molestia quando vi assistiamo, perché spesso davvero “è come sembra”.