Roma, 7 giugno. Circo Massimo. 50 mila persone che urlano un solo nome “Flavio, Flavio, Flavio“. Già, il giorno tanto atteso, quello che ho aspettato in un angolino per più di un anno è finalmente arrivato. E purtroppo anche già finito. Si, Gazzelle ha fatto il suo primo Circo Massimo.
Ebbene si, il figlio prediletto di Roma nel panorama indie, partito dal Monk 8 anni fa, ha superato ogni record. Si perchè se escludiamo i The Giornalisti, Gazzelle è il primo cantante indie a calcare il palco del Circo Massimo con un concerto solista. Un cambio di rotta importante, la giusta ricompensa per una carriera giovane, ma costellata di successi, dove non è di certo mancata la gavetta, ma anche le opportunità, le stesse che oggi dà ad un giovanissimo artista a cui è affidata l’opening: Matteo Alieno.
È sotto un cielo rosa e una Roma che cominciava – leggermente – a raffreddare l’aria che Matteo ha fatto il suo ingresso sul palco, un boato di incoraggiamento – anche a causa di un piccolo problema tecnico – e il live può finalmente partire. Un’esibizione che coinvolge e scalda un pubblico in febbricitante attesa che tra un pezzo e l’altro ha fatto partire cori di sostegno, un abbraccio collettivo per un altro figlio di Roma con una grande passione: la musica.
E mentre Matteo scendeva dal palco e la notte si avvicinava regalando lo spettacolo della Città Eterna illuminata che Gazzelle sale sul palco del Circo Massimo. Nessun travestimento, nessuna sovrastruttura, nessun look stravagante. Flavio ha sempre vinto con la sua disarmante semplicità: una felpa, un pantalone della tuta, gli immancabili occhiali da sole. “Bella regà, ammazza quanti siete”. L’inizio è un ritorno al passato. “Un bacio che sa di torta al cioccolato” ci riporta al 2018, quando a cantare queste canzoni eravamo quattro gatti e i capelli erano platino. E se l’inizio è così, il seguito è solo una rollercoster emotiva che ci trascina in un up & down pazzesco.
Gazzelle fa una scaletta che nessuno si aspettava. Taglia brani che davamo per scontati e ne aggiunge altri. Ci porta con lui nel suo percorso come artista, nella sua crescita come uomo e come essere umano. Non è un caso che proprio al Circo Massimo ha deciso di esporsi, forse la prima volta pubblicamente, sul genocidio in Palestina, sulla violenza sulle donne, sulla necessità di essere cittadini migliori per vivere un mondo migliore.

In quasi tre ore di spettacolo Gazzelle ci ha raccontato tutto. Dal dolore di “Scintille” alla nuova vita con “Blu“. Dagli “Sbatti” della vita a quella “Coltellata” che ti fa vedere tutto “Nero” e ti cambia per sempre. Dallo “Zucchero filato” mangiato in fila alle giostre e condiviso con quellla persona speciale “che ti sconvolge ancora il sabato mattina”. E ti fa rivivere tutto di nuovo “Da capo a 12” con la consapevolezza di far tremare “I grattacieli, i meteoriti, gli angeli”. Non sono poi certo mancate le sorprese. Se ormai abbiamo la certezza del binomio a Gazzelle-Fulminacci con “Milione”, nessuno mai avrebbe messo la mano sul fuoco per Noyz Narcos che ha regalato un’esibizione incredibile sulle note di “Roma”. Anche se, a dirla tutta, ci speravamo tutti fino al midollo.
L’amore che si mescola, come due occhi che diventano gialli. Quel sentimento tanto bello e forte che ci regala sorrisi, lacrime amare, forza da vendere, ma che soprattutto ci rende persone migliori. Al concerto di Gazzelle è impossibile non sentirsi innamorati. Non importa a chi si pensa mentre le note fluttuano nell’aria e ti piombano addosso, quello che importa sono le persone con cui condividi quei momenti, quelle che se ti vedono crollare ti sorreggono. L’amore, quello che Gazzelle prova per la sua Ilaria a cui ha scritto forse una delle canzoni più belle della sua carriera, dopotutto è pur sempre “La prima canzone d’amore” a cambiare le regole del gioco.

“I concerti dovrebbero sempre cominciare dalla fine, sei più rilassato. Io per esempio ora, non voglio più scendere da qui, ma vi devo salutare e lo farò per un po’. Grazie per avermi regalato la serata più bella della mia vita, io me la ricorderò per sempre”. Come darti torto Flavio.
Ed è così che mentre l’ultimo ritornello finisce, quando i coriandoli vengono sparati in aria e le persone cominciano ad uscire dal Circo Massimo che io mi fermo e penso come si può riavvolgere il nastro di questa cassetta che è la vita. Il fatto è che non si può, puoi solo andare avanti e continuare a quella sera di giugno che sembra essere durata mezzo secondo, come noi due.