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Franco126, il ritorno a Roma del figlio prediletto

Quattro anni. Si sono passati quattro lunghissimi anni da quando Franco126, Franchino per chi è romano e lo ha visto crescere, ha deciso di lasciarci orfani della sua musica. Quattro anni in cui, almeno io, mi sono sentita sospesa in un tempo indefinito fatto di alti bassi e pezzi discutibili nelle orecchie: la verità è che, come Franco, non c’è nessuno. E quindi quando una mattina, mi sono svegliata e ho visto il post di un nuovo album non ho potuto far altro che immaginare – nel modo più romanticizzato possibile – quello che adesso vi sto per raccontare, il grande ritorno live di Franco126 a Roma.

Si lo so, sono nostalgica e melodrammatica, come direbbe qualcuno di molto più sensuale di me “non è colpa mia, è che mi disegnano così”. Il fatto però è che se faccio tutto questo, se sopporto tutti gli effetti collaterali di questo lavoro, se mando giù bocconi amari è perchè la musica è parte integrante di quella che sono, della mia crescita, delle mie battaglie. Se sei nata a Roma, poi, è quasi impossibile non avere almeno una decina di pezzi di Franco nella playlist della vita.

Franco126 è maestria, così come lo è la sua squadra di musicisti. É quella poetica di strada che strizza l’occhio al pop, ma che mantiene fedelmente – e menomale – ben ferme le radici nell’indie. Quello romano, quello della vecchia scuola che l’indie l’ha fatto nascere. Quello di Carl Brave, di Gazzelle, di Galeffi, di Coez. Ecco ci siamo capiti no?

Per chi ancora non l’avesse capito il Futuri Possibili tour è arrivato a Roma, la sua città. Due date incredibili in cui si sono susseguiti una serie infinita di ospiti. L’abbraccio della Città Eterna e il regalo per il suo pubblico. Quello che è cresciuto nell’attesa di un suo ritorno che – finalmente – è arrivato. E mentre Flavio va via, Federico torna e lo fa con “Due Estranei”.

Si, apre con il mio pezzo preferito di questo nuovo progetto e questo la dice lunga sulla serata che sarà. Se pensavate che il mood è solo dei pezzi nuovi, beh, vi sbagliate di grosso perchè al secondo pezzo ci sgancia già “San Siro”. Il viaggio nei ricordi è appena cominciato e nonostante tutti ci aspettassimo il riccio di Carl Brave sul palco sentire cantare i pezzi di “Solo guai” dal suo punto di vista è emozionante. Lo ammetto, mi viene da piangere solo a pensarci. Io che quel duo l’ho dedicato al mio primo, vero, grande amore. Oggi mi ritrovo a cantarla a squarciagola con la consapevolezza che l’unica persona per cui mi farei “tutta Roma a piedi”, sono io.

Il tempo scorre veloce, tra lacrime e sorrisi, tra quei pensieri che diventano improvvisamente Scacciapensieri in attesa del primo ospite, Gianni Bismark che con “Università” ci riporta di nuovo indietro nel tempo. Un continuo viaggio temporale tra passato e presente, tra stregoneria e una palla magica che decide quale canzone cantare. Ed è tra un “mi Gaza” e l’altro, si il gioco di parole era fortemente voluto, che ci mostra quanto siamo fortunati ad essere qui.

Gli ospiti continuano, da Federico Zampaglione a Coez. Un loop in cui ritrovarsi e ritrovare il vero potere della musica, quello della condivisione. So che spesso posso risultare banale, ma i live sono una botta di adrenalina, la medicina che mi serve per affrontare la quotidianità e, se mi guardo attorno, so che non sono l’unica a pensarlo.

E’ già tempo di “Brioschi“, di quei sogni che buttiamo via strofinandoci gli occhi, ma ci ritroviamo comuque tutti a continauare a sognare. Una generazione dai sogni troppo grandi, difficili da digerire, che ci fanno costruire castelli di guai pur di raggiungerli. Ed è così che ci ritroviamo la sera, in una stanza disordinata con le “pile di libri usati e magliette oversize” in cui fare ordine ai pensieri perchè tanto lo sanno Franco126 e GiorgioPoi, ma lo sappiamo pure noi: Nottetempo tutto può cambiare.

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