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Dopamina, il ritorno di Luke Skywalker

Il 5 settembre è uscito “Dopamina”, il nuovo, attesissimo album di Sick Luke, storico produttore romano esploso nel 2016 grazie alle sue collaborazioni con la Dark Polo Gang. Da lì una serie innumerevole di hit e successi, per lo più localizzati nel panorama rap urban e coronati dal suo primo producer album, “X2”, certificato quintuplo disco di platino. Inevitabilmente le aspettative per il nuovo progetto erano alte e, secondo noi, sono state perlopiù soddisfatte.

Dopamina” è un disco molto più personale del precedente. Sono numerosi i rimandi alla famiglia e a Teseo – il figlio – e in generale durante l’ascolto si respira un’aria di maturità, sia a livello artistico che personale. Le produzioni sono di alto livello e la poliedricità di Luke strizza l’occhio a vari generi musicali (e, finalmente, anche ad abbinamenti inediti di artisti).

Chi si aspettava la stessa atmosfera del disco precedente non aveva fatto i conti con l’evoluzione che inevitabilmente accompagna la carriera di un artista – e questo il pubblico dovrebbe imparare ad accettarlo. Non si può pretendere che le tematiche, gli interessi e lo stile di un artista restino invariati nel corso degli anni. Questa quindi è l’impressione che “Dopamina” ci ha dato: non uno snaturamento dell’artista ma una sua inevitabile (e apprezzabile) evoluzione.

Certo, non manca un po’ di disordine all’interno del progetto e alcune collaborazioni non risultano ben riuscite, ma è comunque un disco valido che merita un po’ di tempo per “stagionare”. Andiamo ora ad analizzare nel dettaglio i singoli brani:

“OGNI SBAGLIO” feat. Blanco, Simba la Rue

Il disco si apre con una produzione fantasmagorica, che quasi ricorda le atmosfere di Kanye. Un pezzo su cui si alternano le voci di un’accoppiata inedita ed interessantissima: Blanco e Simba la Rue. I due, appartenenti a generi musicali e a mondi artistici distanti anni luce tra loro, si sposano piuttosto bene sul beat. Sick Luke aveva già collaborato con Simba alla hit “Mi piacciono le armi” e l’idea di abbinarlo con un cantante pop è davvero coraggiosa, nonché abbastanza riuscita. Luke riesce ad amalgamare i due ospiti bene, ma non benissimo – e forse più di così non si poteva fare.

MONEY MACHINE (feat. Lazza, Tony Effe)

A mani basse la hit del disco: il ritornello di Lazza entra in testa fin dal primo ascolto e la strofa di Tony è da manuale di “hit trap”. Svariati riferimenti alla cocaina e all’As Roma (e ci piace così). Forse un po’ sottotono la seconda strofa di Lazza, dal quale ci si poteva aspettare qualche cambio di flow in più e forse l’accoppiata non è delle più originali, ma comunque il brano è assolutamente riuscito. Produzione esemplare nel suo genere.

KEANU REEVES (feat. Tedua)

Ecco, questo è il Tedua che ci piace. Sicuramente molto più di quello dei balletti sul palco o delle canzoni d’amore con l’autotune a palla che – parere personale – raramente gli riescono. Qua il rapper ritrova la grinta che forse gli mancava da un po’. Tedua sorprende il pubblico con un banger carico di grinta ed energia sulla scia di “Trema”, brano presente in “Containers” di Night Skinny. Anche qui la produzione di Sick Luke è impeccabile, una delle migliori del disco: si sentono sia le influenze della trap del 2016, che l’evoluzione delle produzioni dell’artista.

DA QUANDO CI SEI TU (feat. Alfa)

La traccia del disco preferita dallo stesso Sick Luke, a suo dire. Il brano è una dedica al figlio del producer ed è chiaro il perché Luke si senta particolarmente legato a questa traccia. Canzone capace di emozionare (e sicuramente ancora di più un neo-genitore), interessante sentire Alfa su una batteria trap. Ma si può dire indie trap? Collaborazione inattesa ma apprezzata.

PICCOLA feat. Piccolo, Thasup

Un’altra delle hit del disco, stavolta decisamente dai toni più delicati rispetto a “Money Machine”. La produzione è in collaborazione proprio con Thasup, il cui timbro vocale si sposa alla perfezione con il membro dei Bnkr44. Interessantissime le linee vocali, sembra un po’ tornato il Thasup di “23 6451”.

MAYDAY feat. Capo Plaza

Se non il beat migliore del disco, sicuramente nella top 3. Transizione esemplare da batteria trap a chitarre e synth vocali, interessante questa versione di Capo Plaza (anche se all’artista salernitano non è mai mancato il lato conscious). Questa canzone lascia però un retrogusto amaro: c’erano forse artisti che si sarebbero sposati leggermente meglio su questo beat?

TESTA O CROCE feat. Sayf

Sick Luke decide di dare fiducia a una delle rivelazioni dell’anno: Sayf, scuola genovese, sta finalmente iniziando a ricevere forti riscontri sia in termini numerici che in termini di collaborazioni con i big della scena. Aveva già dimostrato la sua poliedricità, passando da canzoni più propriamente hip hop a suonare la tromba sui palchi dei suoi show. In questo disco si conferma in formissima e sforna una rappata come si deve, senza peli sulla lingua. Inutile dire che le aspettative per il suo disco crescono alle stelle, forse è il beat del brano a essere un po’ sottotono, senza infamia e senza lode (ma è probabilmente una scelta per lasciare più centralità a Sayf che è il protagonista assoluto del brano).

NON IN VENDITA feat. Nayt, Rose Villain

Forse la canzone meno riuscita del disco, pur raggiungendo la sufficienza (a malapena). Nayt si conferma una penna delicata e minuziosa, ma questo beat non ci convince e tantomeno questa Rose Villain. (Quasi) bocciata, la salva Nayt.

LE DONNE feat. Tony Effe

La terza, pesantissima hit dell’album. Tony si conferma l’ospite mvp del disco; torna la formula dei controcori femminili (come era già successo in “Miu Miu”), le barre iconiche non mancano e il potenziale per tiktok c’è. La musica di Tony può piacere o non piacere, ma c’è poco da dire: quando un artista riesce a restare sulla cresta dell’onda per 10 anni, rinnovandosi e sopravvivendo all’ingranaggio che ogni anno schiaccia e getta nel dimenticatoio sempre più artisti, c’è solo da applaudire. Genio del marketing.

SU E GIÙ feat. Piccolo, Clams Casino)

Beat spaziale, l’influenza nella coproduzione di Clams Casino si percepisce eccome a livello di atmosfera, eterea e soffusa a livelli cosmici. Piccolo è il secondo ospite più presente nel disco insieme a Tony Effe e la sintonia con Sick Luke si sente.

AIR feat. Venerus, Ele A

Avevamo alte aspettative per questa combo inedita, e possiamo confermare che sono state rispettate: belli i testi e le linee melodiche/flow di entrambi gli artisti, magici i loro timbri. Forse è questa la miglior produzione dell’album, che conferma l’evoluzione di Luke come producer. Clamorosa, niente da dire.

AMAMI X CHI SONO feat. Glocky, Side Baby

Sono sempre interessanti le accoppiate tra esponenti storici della trap e nuove leve in cerca di conferme, perché permettono a due mondi lontani e al tempo stesso vicini di incontrarsi. Glocky, per favore, scandisci quando canti che il tuo timbro spacca e le linee melodiche anche. Produzione glitchata e futuristica, niente male. Side è sempre Side, iconico e leggendario un po’ come il suo ultimo progetto (forse però saremmo curiosi di sentirlo rappare anche riguardo altre tematiche)

FATHER’S DAY feat. Duke Montana

Le voci di nonno, padre e figlio sullo stesso beat sono una novità assoluta nella musica. Luke ovviamente non è un rapper e non va valutato come tale, ma la dedica alla sua famiglia è encomiabile e contribuisce a rendere questo disco molto personale, a tratti intimo.

Insomma, un album tutto sommato ben riuscito: gli ospiti si sono rivelati (quasi) tutti in forma, alcuni abbinamenti sono inediti ed azzeccati e il livello delle produzioni è molto alto. Forse manca una scintilla, un elemento di coesione o un filo che leghi e amalgami il tutto alla perfezione; ma con ottime probabilità Sick Luke non voleva concentrarsi tanto su questo aspetto quanto sul fare un disco che lo rappresentasse in questo momento. E ci è assolutamente riuscito

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