Dile torna con “Cantieri“, un brano che già dal titolo ci mette davanti un’immagine chiara di ricostruzione o di trasformazione, ma anche di crescita. Non è certo un caso che questo sia il titolo per una ballad romantica che ci racconta l’amore: quello vissuto nella quotidianità di una vita frenetica che non lascia spazio per i respiri lunghi e gli attimi sospesi, quello dei piccoli momenti, dei sorrisi spontanei e delle particolarià che rendono unico ogni rapporto. Ecco si, Dile ci parla proprio di quegli amori lì. Quelli che nascono nell’ombra, che apparentemente non fanno rumore, ma che diventano casa. Mattone dopo mattone.
C’è qualcosa di profondamente umano in Cantieri. Qualcosa che non si spiega, ma si sente. Che non si canta, si sussurra. Che non si mostra, si custodisce. È una dichiarazione d’amore fragile e potentissima, capace di emozionare senza bisogno di urlare e che scava nel cuore con la delicatezza di chi ha sofferto abbastanza da sapere quanto valgano i piccoli gesti.
Litigare solo per avere
Un buon pretesto per poi fare pace
Fare la spesa insieme ma cucino io
Perché tu non ne sei capace.
Il testo di Cantieri si struttura come un flusso di pensiero dolcemente nostalgico, dove la mancanza dell’altro si traduce in una lista di dettagli realistici, non filtrati, profondamente riconoscibili. Una scrittura diretta, di pancia, mai superficiale che abbraccia i ricordi che ti porti dietro, nel bagaglio dei ricordi.
Il titolo, Cantieri, è una metafora che funziona su più livelli. Il rapporto amoroso è uno spazio in costruzione dove i due protagonisti si incontrano, si scontrano e si ricompongono tra gesti ripetuti e nuovi inizi. Il ritornello, con la sua ripetizione emotiva (“E restare tutto il giorno a guardare i cantieri”) costruisce un’immagine iconica, surreale e affettuosa: la senilità condivisa come traguardo della complicità.
Perchè dopotutto chi non ha immaginato di invecchiare insieme alla persona che si ama? A me è successo, poi la vita ha preso strade diverse, talvolta è inevitabile, ma quei momenti e quelle immagini – che non avranno mai riscrontro concreto – resteranno lì. Nascoste tra le cose belle.
Ma tu te lo immagini se
Si potesse invecchiare insieme
E restare tutto il giorno
A guardare i cantieri
Ed è proprio questo il cuore pulsante della canzone. L’idea di un futuro semplice, senza traguardi spettacolari, solo due persone che si scelgono ogni giorno. In pigiama. Sul letto. Con il tempo che scorre lento e le mani ancora intrecciate. Guardare i cantieri diventa un simbolo potente: l’amore come costruzione, come attesa, come pazienza. Non c’è niente di epico, eppure è tutto profondamente eterno.
Sai come io l’ho immaginata
Due nomi all’ingresso di casa
mangiare sul letto in pigiama
come nostra routine quotidiana
Se devo essere sincera, come cerco di esserlo sempre quando scrivo le recensioni è questa la frase che – più di tutte le altre – affonda il coltello in una ferita che si, si è chiusa, ma che continua a tirare quando cambia il tempo. Il ricordo di un amore che queste premesse le aveva, che non ha semplicemente funzionato, dopotutto è questa la vita: un giro di boa, una corsa verso il futuro con la possibilità di incontrare lungo il percorso i propri simili con cui sognare nuovi paesaggi.
E alla fine mattone dopo mattone quei Cantieri vengono smantellati e ti ritrovi a fare i conti con la tua testa piena di ricordi che si accavallano tra di loro. Uno dopo l’altro ti piombano addosso. Ti confondono, ti fanno perdere terreno sotto i piedi e la nostalgia diventa l’elemento ricorrente di quelle giornate in cui il sole non basta. Cantieri è una carezza piena di nostalgia. Uno sguardo dentro quei legami che non fanno rumore, ma reggono il peso di tutto. È una confessione in punta di voce, un abbraccio a chi ha amato, ha perso, e spera ancora di poter restare.
In conclusione, Cantieri è un brano che racconta l’amore con una sincerità rara, evitando l’enfasi e scegliendo invece la via dell’autenticità. L’amore non è un punto d’arrivo. E’ un processo in divenire. Un percorso fatto di pazienza, tentativi, pianti e litigate. In un panorama musicale dominato da storie esasperate, Dile ci porta una canzone che si distingue per la sua capacità di restituire il lato più umano, concreto e – proprio per questo – universale dei legami. Che questi siano sentimentali o amicali. Cantieri, a parer mio è uno dei suoi brani più maturi: una riflessione dolceamara su ciò che resta, su ciò che si costruisce, e su ciò che – anche quando finisce – continua a vivere nei dettagli della memoria.