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Comete e la magia di un mercoledì di maggio a Largo Venue

È passato un anno da quando Comete ci ha presentato Lividi, suo secondo album, sul palco di Largo Venue. Ed è qui, «tra la Prenestina e il Paradiso», che è tornato per farci riscoprire la magia di Lividi e regalarci qualche sorpresa durante «una notte di maggio».

Il nostro mercoledì sera è iniziato in un Largo Venue insolito, senza il caos a cui siamo abituati nel weekend. Luci soffuse, un lieve brusio, qualche risata e quel freschetto con cui davvero «si sta bene anche con una felpa».

JENCO e Le Larve ad aprire la serata, a scaldare il pubblico in attesa di lui, il vero protagonista: Eugenio.

Il live: un’altalena di emozioni tra passato e presente

Si spengono le luci e inizia lo spettacolo: in apertura Carlotta che ci accoglie sul viale dei ricordi di Solo Cose Belle, album d’esordio di Comete nel 2021. Sarà che maggio è preludio d’estate, ma quante volte in questo periodo desideriamo «una spiaggia, il sole a picco e sulla pelle il sale»? Eppure eccoci qui, sempre di corsa, sempre indaffarati, in coda nel traffico del GRA o in preda alle infinite attese dei mezzi di Roma. Eccoci a rimandare, a non trovare più il tempo neanche per chi amiamo e sa che, a volte, quel ‘sto bene‘ è solo una maschera.

In questa serata Comete ha deciso di iniziare facendoci ballare proseguendo con Ma tu che, da romana, mi risuona in testa ogni volta che cammino per Roma di notte, bella «specialmente la sera». Una Roma romantica, che accoglie i due innamorati del testo ed Eugenio a casa sua cantando a squarciagola.

Siccome non sarebbe Comete senza farci anche piangere, ecco che arriva Lampi e Tuoni. Scusate se qui sarò di parte, ma Lampi e Tuoni ha un posto speciale nel mio cuore. È la canzone che per mesi mi ha fatto compagnia qualche anno fa, rendendo meno pesante il viaggio verso un posto che odiavo. È quel testo che mi ha fatto sentire capita quando l’amore mi scivolava dalle mani e io andavo in pezzi. Ed eravamo tanti a sentirci «simili la notte», a non sapere cosa cercare e perderci, perché eravamo tutti un’unica voce a cantare sotto palco. Ecco “l’effetto Lampi e Tuoni”: versi che ti strappano il cuore, avvolgendoti allo stesso tempo come un caldo abbraccio che ti ribalta, letteralmente, l’anima.

Riprendiamo il nostro tour dei ricordi con Diazepam e Solo cose belle, in un mix di ricordi dolce amari di chi abbiamo perso e la voglia di gridare  «Che ne sai tu?» a chi sottovaluta i nostri sentimenti. Due pezzi funzionali a creare uno storytime che culmina con Qualcosa per te (Irene). Irene è ognuno di noi che, dopo la fine di una storia, trova la forza di fare qualcosa di bello per sé e riprendersi i suoi spazi.

Irene è stata il nostro nuovo inizio, quel punto e a capo che ci porta a Naviglio e Lividi. Con Naviglio ci innamoriamo di nuovo, incontriamo qualcuno capace di farci vedere il mare persino dove non c’è. È con Lividi che mettiamo definitivamente fine al torpore, che ricominciamo a 360 gradi. Scusate, ma per questa canzone è necessario che io sia di nuovo di parte. Chiamatela deformazione professionale, ma Lividi è un perfetto esempio di come la musica rappresenti un mezzo di comunicazione (anche) delle tematiche sociali. Infatti, il richiamo al tema della salute mentale, fa di Lividi un inno al non smettere di credere che il sole un giorno possa tornare.

Una sorpresa da cantare “sottovoce”

Ed eccoci a quello che per me è stato il “tasto dolente” della serata, sebbene in chiave positiva. Come dicevamo all’inizio, Comete non ci ha fatto fare solo un tour dei ricordi dei vecchi album, ma ci ha riservato anche qualche piacevole sorpresa. Sul palco di Largo Venue, Eugenio ci ha presentato un inedito: Sottovoce, proprio come il modo di ascoltarla. E giustamente, direte voi, come si fa ad ascoltare una canzone sottovoce? Beh, Eugenio è riuscito a farcelo fare.

Sottovoce è stata una carezza al cuore. Sarà che in acustico, ogni nota sembra sfiorarti con disarmante delicatezza, ma questo brano riesce a trasmetterti tutto l’amore e il dolore con cui è stato scritto. Sottovoce è come una dedica al tramonto o sotto le stelle ma davanti al mare, la nostalgia nel guardare le onde e la voglia di riportare due cuori vicini.

Da En e Xanax al gran finale

Dopo un momento così intimo, non potevamo che continuare con LA canzone: En e Xanax. Con questo brano torniamo indietro nel tempo, agli esordi, con un Eugenio che stupiva la giuria di X Factor rendendo omaggio a Samuele Bersani. Un brano, En e Xanax, a cui ancora oggi Eugenio ci racconta di essere grato, così come noi a lui. En e Xanax entusiasma, commuove, ci fa cantare a squarciagola quel «Se non ti spaventerai con le mie paure» pensando forte a qualcuno. Quello che per lui è stato un punto di partenza è per noi punto di arrivo a Comete che, dal 2019, ci fa compagnia con la sua musica.

E non ti penso più, Naftalina e Glovo, sono stati alcuni dei primi brani che Comete ci ha regalato con Solo Cose Belle. Un mix di nostalgia e rabbia conditi dalla voglia di ballare, rendono questa tripletta un trio devastante che ci accompagna verso l’ultima parte della scaletta.

Napoli, Peccato e Meno Male ci hanno fatto fare la spola tra Lividi e Solo Cose Belle, facendoci sentire leggeri, attraenti, un po’ degli animali da festa pronti a flirtare con il più bello o la più bella del party.

E se prima ci siamo persi tra i vicoli della città partenopea, a mangiare «una pizza con sopra il gelato» ma con la voglia di avere «il cash per andare a Los Angeles», adesso ci fermiamo un secondo a pensare a Quel Posto Migliore.

Una seconda sorpresa che, insieme a Sottovoce, ci regala un Comete più romantico, dalla maturità musicale ancor più profonda, a narrarci un amore dolceamaro.

Vorrei portarti nel posto più bello, più bello che c’è
per ricordarti che no, non esiste, quel posto migliore
di due che si guardano in fondo cercando un perché
di due che si stringono forte abbracciando un dolore

Quel «questa la sentirete boh, avoja a te» non ci fa sperare di poterla avere presto in playlist, ma è stata senz’altro un ottimo apripista al pezzo finale: Cornflakes.

Che momento, quello di Cornflakes. Mille voci unite quasi come un coro da stadio, sotto palco a cantare il primo pezzo che ci ha fatto innamorare della penna di Eugenio.

«Quanto mi sento bene quando sto con lei», ma quanto ci sentiamo bene noi quando siamo con te, Eugenio. Questo ragazzo ci fa piangere, ballare, ci fa cantare a squarciagola e perché no, ci regala anche qualche battuta tra un pezzo e l’altro con il suo accento romano. Comete con il suo “real pop” racconta la sua storia che, alla fine, in qualche modo è sempre anche la nostra. Ed è per questo, forse, che il pubblico romano (e non) lo accoglie sempre nel suo caldo abbraccio, pronto a farlo sentire ovunque a casa.

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