Dopo anni di attesa, è finalmente uscito il nuovo album di Franco126 “Futuri Possibili”, che si candida istantaneamente al titolo di disco dell’anno, ma procediamo con ordine.
“Multisala“, malgrado il disco d’oro conseguito, non aveva convinto appieno gli ascoltatori. Per alcuni (me incluso) aveva rappresentato il salto definitivo di Franco nel cantautorato; per altri, invece, era risultato artificioso, pianificato, meno spontaneo di Stanza Singola e Polaroid.
Con questo disco, il cantautore romano ha trovato il giusto equilibrio tra quelle atmosfere senza tempo, quella patina in bianco e nero che caratterizza la sua discografia oltre che la spontaneità di un album che, oltre che per ovvie ragioni di mercato, è scritto anche per un’esigenza personale. Futuri Possibili è sincero e impeccabile nell’ottica delle radio e della vendibilità. Tutte le canzoni, infatti, sono orecchiabili senza sforzarsi di esserlo. E i testi? Una seduta dallo psicologo in omaggio, compresa nell’abbonamento a Spotify.
Il disco descrive scenari senza tempo, ma comunque attuali. Dinamiche relazionali e pensieri che hanno attraversato almeno una volta la vita e la mente di tutti noi. Franco parla chiaro. Ci narra dei futuri possibili che si diramano sul nostro cammino. Ci immaginiamo il cantautore galleggiare in una bolla nello spazio, di fronte a lui innumerevoli vecchi televisori a tubo catodico, con le immagini un po’ sgranate, in cui si susseguono le immagini di ciò che sarebbe potuto e, forse, potrebbe ancora essere.
Produzioni e Feat
Per le produzioni, Franco126 si affida a Golden Years (l’ultimo album era stato curato da Ceri), con il supporto degli amici Perenne e WISM. Quando la direzione artistica e strumentale di un progetto è nelle mani di un unico produttore, è inevitabile che emerga una certa somiglianza tra i brani, o quantomeno una forte coerenza stilistica. Golden Years, però, è un musicista con la “M” maiuscola, e il risultato è ben diverso rispetto, per esempio, a un progetto come Locura, in cui Drillionaire, in qualità di main producer, aveva finito per soffocare l’identità artistica di Lazza, dando vita a una serie di tracce asettiche e troppo simili tra loro.
Con questo disco, Franco sceglie di cambiare approccio: se nei due album precedenti aveva ospitato un solo featuring, in Futuri Possibili ne troviamo ben cinque. Al suo fianco, questa volta, ci sono Giorgio Poi, Coez, Fulminacci, Ketama126 ed Ele A.
NOTTETEMPO (feat. Giorgio Poi)
È senza dubbio il brano più descrittivo dell’album. Le strofe si susseguono come un elenco di immagini cristallizzate nel tempo: i dettagli della casa del cantautore, una signora che fuma al balcone, un orizzonte di alberi.
Fin da questo primo pezzo emerge una caratteristica chiave del disco: Franco non ha più paura di mostrarsi per quello che è, di ammettere i suoi pensieri più profondi. Certo, in un certo senso lo aveva sempre fatto—il suo percorso solista è da sempre segnato da una forte introspezione—ma forse, prima di questo album, non si era mai tolto davvero la maschera da duro. Qui appare ancora più sincero del solito, e proprio questa autenticità gli permette di scavare ancora più a fondo nell’anima dell’ascoltatore.
Il ritornello è affidato a Giorgio Poi, il cui timbro rimane magico come sempre. Tuttavia, accanto a una scrittura così ispirata da parte di Franco, questo e gli altri featuring – salvo qualche eccezione che vedremo a breve – rischiano di passare in secondo piano.
ANCORA NO
Come dicevamo, in questo disco Franco si apre come mai prima d’ora. Ci ha sempre dato una pacca sulla spalla, e ora forse è lui ad averne bisogno. E se la merita.
Non sarà il pezzo migliore dell’album, ma diciamoci la verità: è un disco no skip. Da quanto tempo non succedeva nella musica italiana?
BELLA MOSSA (feat. Coez)
Uno dei brani più forti dell’album. Sonorità spaziali che portano chiaramente la firma di Perenne e WISM. Probabilmente è il pezzo con il maggior potenziale virale, ma senza forzature – al contrario di Accidenti a te nel disco precedente, che sembrava costruito apposta per esserlo.
Finalmente arriva un feat tra Franco e Coez. Una collaborazione che incredibilmente mancava nella storia dell’indie italiano. Però, va detto: Coez è decisamente sottotono. Il suo timbro resta inconfondibile, ma accanto a una scrittura come quella di Franco – per quanto il mood del brano non richieda testi troppo complessi – la sua penna finisce per sfigurare.
QUATTRO FERMATE
A primo impatto, Quattro Fermate sembra uno dei pezzi meno immediati dell’album. Non ha un ritornello che resta subito in testa, ma è il classico brano che cresce ascolto dopo ascolto.
Le sonorità sono delicate, avvolgenti, e il testo essenziale riesce a evocare immagini vivide con poche parole. Un viaggio breve ma intenso – quattro fermate, appunto – che lascia il segno senza bisogno di strafare.
Forse non sarà il pezzo di punta, ma è uno di quelli destinati a diventare tra i più amati nel tempo.
SCACCIAPENSIERI
Linee melodiche da brividi, originali e avvolgenti, accompagnano un testo onirico e ricco di immagini mozzafiato. Scacciapensieri si candida seriamente al titolo di miglior brano dell’album, grazie alla sua capacità di trasportare l’ascoltatore in un flusso di pensieri e sensazioni.
Le strofe scorrono come una carrellata di emozioni, quasi un bombardamento mentale, che trova la sua risoluzione nel ritornello. Qui, la melodia si apre in una folata di vento capace di spazzare via tutto – proprio come suggerisce il titolo. È una canzone che non si limita a raccontare, ma che si fa sentire nel profondo, lasciando dietro di sé un senso di leggerezza malinconica. Una vera poesia in musica, perfettamente in equilibrio tra introspezione e libertà.
PRIMA DELL’ALBA
Ci erano mancate le schitarrate di Franco. Servirebbe almeno una all’anno, giusto per fermarsi un attimo, fare un recap dell’ultimo periodo e poi ripartire.
A questo punto del disco, a colpi di penna, Franco inizia davvero a incrinare la nostra corazza. “Fa sempre un po’ più buio prima dell’alba”, canta nel ritornello, e ha ragione: prima di ogni nuovo inizio c’è sempre un momento di disorientamento, quel buio che sembra non finire mai. Ma poi, inevitabilmente, l’alba arriva.
DUE ESTRANEI (feat. Fulminacci)
Due Estranei è senza dubbio uno dei featuring più riusciti dell’album. Dopo aver aspettato a lungo una collaborazione tra Franco126 e Fulminacci, le aspettative sono state non solo soddisfatte, ma superate. La chimica tra i due è palpabile, con le loro voci che si alternano in modo naturale e complementare.
La melodia del ritornello è subito coinvolgente, e il mood, più spensierato rispetto al resto del disco, aggiunge una freschezza che non perde mai la sua profondità emotiva. La malinconia è sempre presente, come una lieve ombra che accompagna la leggerezza.
Potenzialmente, Due Estranei è la hit dell’album, grazie al suo ritmo orecchiabile e alla capacità di toccare corde emotive senza mai risultare forzata. Una canzone che, pur nella sua spensieratezza, esplora la solitudine condivisa e le connessioni che, pur esistendo, restano distanti.
FUTURI POSSIBILI
Futuri Possibili è uno di quei brani che ti colpiscono con una frase che ti resta dentro: “E anche ho chiuso, ho imparato a conviverci, sento arrivare comunque gli spifferi, da finestre invisibili, da tutti i futuri possibili con te”. Parole che ti fermano, ti fanno fare una pausa, come se ti dessero un momento di silenzio per riflettere (magari con una sigaretta in mano, o due).
Un testo che mescola con leggerezza malinconia e consapevolezza. Parla di ciò che non possiamo controllare, di come impariamo a convivere con le incertezze della vita. La sua scrittura è intima, senza mai essere forzata, e riesce a farti sentire in ogni parola. La melodia, delicata e avvolgente, si intreccia perfettamente con la sua voce, creando un’atmosfera che ti resta addosso. Un brano che lascia spazio alla riflessione, che ti fa pensare ai “futuri possibili” e alla bellezza di ciò che potrebbe essere.
ANGELO
Una specie di trap-swing. Interessantissima, molto radiofonica, da viaggio in macchina o da pomeriggio a casa con la pioggia fuori. Approvata.
VAMPIRO (feat. Ketama126)
Quasi un rimando agli 883, un po’ più dark e maledetta però. Apprezzabile il fatto che i due artisti e amici, che già vantano numerose collaborazioni, siano voluti uscire totalmente dalla loro comfort zone e sperimentare. Esperimento non perfettamente riuscito, ma neanche tragicamente fallito. Franco si dimostra come sempre un artista poliedrico, ma come direbbe un certo Mirko, questa non è proprio “la sua roba”.
Quando i due si uniscono, il risultato è una fusione che attinge dalle loro radici, ma si spinge verso qualcosa di più sperimentale. La collaborazione è interessante per l’approccio diverso che ognuno porta: Franco126, con il suo stile malinconico e introspettivo, Ketama126 quell’attitudine più grintosa e ribelle. Questo contrasto crea una dinamica interessante, capace di arricchire il brano con sfumature inaspettate.
OCCHI INGENUI (feat. Ele A)
Ele A è sempre più in forma. Da poco era uscito il suo feat con Promessa, altro emergente molto forte e ora è arrivata anche la chiamata di Franco, alla quale l’artista luganese ha risposto presente, non deludendo. I due hanno trovato un bell’equilibrio nel pezzo. Forse solo la sua penna e quella di Fulminacci si sono rivelate all’altezza della scrittura di Franco: il brano è una specie di rappata dark (ma neanche troppo).
Una riflessione sugli addii e sulle dinamiche relazionali. Pane per i denti del cantautore romano, un po’ meno comfort zone per Ele A, che però è stata all’altezza delle tematiche affrontate, con il suo solito timbro glaciale e ipnotico. Ormai è una Big, parliamoci chiaro.
PAUSA
Co-scritta con Federica Abbate. Tante linee melodiche interessanti, tanta potenzialità di spaccare in radio; una delle più interessanti del disco, forse le immagini proiettate sono un po’ vaghe. Ma piacevolissima
FRASI FATTE
Le outro degli album di Franco sono sempre una sassata: “Ieri l’altro”, “Lieto fine”, e ora questa, che va dritta nella top 3 del disco. Franco riflette su tutte quelle frasi fatte che si dicono in concomitanza con un addio, che sia poco prima o poco dopo, tutti quei “cambierò” che poi non si realizzano, quei “possiamo riprovarci” che poi rimangono a galleggiare per aria.
Sicuramente (e purtroppo) questo album non farà disco di diamante, ma è un diamante tra tanti dischi usa e getta che sono usciti (più che altro passati di sfuggita) negli ultimi anni.
Non sappiamo ancora quale impatto avrà sul pubblico, ma se tutti lo ascoltassero con attenzione, ci sarebbe un upgrade emotivo collettivo e saremmo tutti un po’ più profondi, per certi versi anche migliori. Perché, in fondo, l’artista è quella persona che scende nel fondo del pozzo dei ricordi e dei pensieri più oscuri, quelli che fanno un po’ male, e ce li porta fuori già trasformati in rima, belli e impacchettati, pronti a farci scoprire qualcosa in più su noi stessi. Ma durante quel tragitto, in quella discesa, lascia un pezzo di sé sul fondo. È per questo che, dopo aver ascoltato un album del genere, non possiamo fare a meno di provare un profondo senso di gratitudine.