PETIT (nome d’arte di Salvatore Moccia) nasce nel 2005 da madre di origini francesi e padre napoletano. Inizia a scrivere canzoni a 13 anni, ascoltando rap italiano e d’oltreoceano e creandosi pian piano una propria identità. A luglio 2023 pubblica il suo primo singolo “Taki Taki” e da settembre partecipa alla 23^ edizione di Amici, impressionando con l’inedito “BROOKLYN” Rudy Zerbi, che lo sceglie nella sua squadra. A settembre ha rilasciato il suo ultimo singolo “Lingerie” (Warner Music Italy), mentre a ottobre si è esibito in occasione del “Petit 2024 Tour” nelle città di Roma, Napoli, Bari e Milano. Torna con “Mezzanotte” è promette grande musica nel 2025.
Il tuo ultimo singolo “Mezzanotte” è disponibile in tutte le piattaforme digitali, come nasce questo brano?
Ma allora il brano nasce in maniera molto naturale, siamo andati in studio io Dardust e Rage, abbiamo trovato questo suono molto francese e ci abbiamo fatto la melodia sopra, subito dopo abbiamo trovato anche il significato intrinseco della canzone andando a costruirci sopra un immaginario. Il 2025 si prospetta un anno pieno di musica, perché in questo periodo ho scritto tanto, ho cercato di vivere il più possibile per poter trascrivere poi quello che ho vissuto nella musica. E quindi ci aspetterà tanta, tanta musica.
La traccia è prodotta da Dardust come nasce la collaborazione con lui?
Parte tutto da “Mamma Mì”. Questo team, io, Rage e Dardast, è nato per caso. Stavamo lavorando su questa canzone e la session è andata talmente bene che abbiamo deciso di metterci a tavolino, in studio, e da lì è nata 00:00. Lavorare con Dardast è un onore incredibile: lui è geniale, riesce a capirmi e a soddisfarmi in qualsiasi situazione. Poi gli piace anche la musica francese, quindi ci siamo trovati subito alla grande.
Nei tuoi brani riesci sempre a unire questa idea di musica francese con il Napoletano, che sono le tue origini. Da cosa nasce questo connubio? È qualcosa che è nato dentro la scuola di Amici o è sempre stato un desiderio che volevi portare nella tua musica?
No, in realtà scrivevo già in napoletano anche prima di Amici. È nato soprattutto dall’ascolto di tanta musica, sia francese che napoletana. Poi ad Amici ho iniziato a crederci di più e mi sentivo più spinto a portarla avanti. È una cosa che mi fa stare bene, la sento molto naturale e molto mia, sia il francese che il napoletano.
Perché, in fondo, sono due lingue molto musicali, no? In qualche modo si assomigliano, quindi questo connubio è molto interessante e funziona bene. Visto che abbiamo parlato di Amici, che è stata una parentesi molto importante nel tuo percorso, qual è il ricordo più bello che hai della scuola? E com’è stato il percorso all’interno della scuola?
Il ricordo più bello? Forse il momento in cui ho ricevuto la maglia del serale. Dopo tanto lavoro al pomeridiano, ottenere quella maglia è stata un’emozione incredibile. È stata un’esperienza bellissima, anche se non facile, perché c’è tanto lavoro da fare: ogni settimana devi preparare molti pezzi. Però, alla fine, ti diverti comunque perché fai quello che ami. È un percorso che ti aiuta tanto, facendoti crescere sia a livello musicale che personale.
Visto che, come ti dicevo all’inizio, ti ho ascoltato in diverse piazze in Italia l’estate scorsa, qual è stato il concerto o la piazza che ti ha dato di più? Sei stato al Concertone, se non sbaglio a Trapani, al Green Valley, ai Tim Summer Hits… insomma, c’era sempre tanta energia ovunque!
Sì, cantare davanti a così tante persone è stata un’emozione indescrivibile, folle. A livello visivo, sicuramente l’Arena di Verona è stata un’emozione grandissima, un vero sogno. L’anno prima magari guardi dalla televisione tutti gli artisti che si esibiscono lì… e poi, all’improvviso, ci sei tu.
Visto che parliamo di live, come ti prepari per i tuoi concerti? Hai dei riti scaramantici o una metodologia che segui sempre? Non solo per la preparazione, ma anche a livello di scaramanzia, visto che sei napoletano… immagino che questa cosa possa essere nel tuo sangue!
Sì, allora, mi porto sempre un peperoncino in tasca, è una mia abitudine. Ma mi preparo anche molto, cerco di arrivare il più preparato possibile, studiando e provando tantissimo, anche i movimenti, non solo vocalmente. Questo mi permette di fare una bella performance quando salgo sul palco.
Come descriveresti la tua musica ad una persona che non ti conosce?
La descriverei come “naturale”, perché è davvero quello che mi viene spontaneo. Poi scrivo, ma anche a livello di melodie, direi “particolare”, perché mescolo il sound francese con quello afro, in particolare. E poi c’è il napoletano sopra l’italiano, un mix di lingue che creo in modo unico.
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