Il punk è tornato di moda: perché la musica triste piace alla GenZ? 

Il punk è tornato di moda: perché la musica triste piace alla GenZ? 

Dopo anni di dominio del genere indie sulle classifiche musicali, torna a farsi sentire il punk. Lo testimonia sicuramente l’ultimo Sanremo, che per la prima volta ha accolto al suo interno più di un artista classificabile perlomeno come “alternativo”.

Come tutte le mode, anche quelle musicali vivono di ricorsività. Per qualche ragione, alcune epoche sono segnate da un revival di determinati generi musicali che tornano in voga. Questa sembra essere l’annata del punk.

Ma per quale motivo è proprio questo il genere che oggi torna a popolare così frequentemente le nostre playlist? Secondo noi, la risposta va ricercata in alcuni fenomeni sociali che toccano molto da vicino il target principale della contemporanea musica punk: la Generazione Z.

Generazione Z: la musica punk per vivere la giovinezza post-pandemia

Inutile negarlo: la GenZ è la generazione della pandemia. L’impatto del Covid-19 e del conseguente lockdown su adolescenti e giovani adulti è stato totalizzante. Dai loro valori personali, alle scelte di acquisto fino alle preferenze musicali, quasi ogni aspetto della vita della Generazione Z è stato toccato e influenzato dalla pandemia.

Il 2020 è stato l’anno che ci ha fatto capire l’importanza delle connessioni, della salute fisica ma anche di quella mentale, che ha cambiato la nostra visione sul concetto di “normalità”. Questa potrebbe essere una delle ragioni per cui la Generazione Z ascolta così tanta “musica triste”. Lo afferma anche il report pubblicato ad agosto 2023 da Spotify, che evidenzia come il termine “triste” sia proprio quello più cercato dagli ascoltatori di questa fascia d’età in tutto il mondo.

“La Generazione Z abbraccia senza problemi i propri sentimenti, superando lo stigma della vulnerabilità”, ha affermato Krista Scozzari, Marketing Manager di Spotify.

In questo contesto, dunque, la musica diventa un mezzo espressivo di emozioni che sono state represse e poco ascoltate durante la pandemia: tristezza, ma anche rabbia, risentimento, preoccupazione, sensazione di essere invisibili. Tutti temi che sono perfettamente in linea con la narrativa della musica punk.

Anche a livello di suono, il punk (insieme alle più recenti evoluzioni del pop punk) ha inoltre il grande merito di utilizzare sonorità a tratti caotiche e forti per riflettere proprio quella sensazione di tempesta emotiva che viene trasmessa anche dai testi. La combinazione di musica e parole, dunque, funziona perfettamente da strumento catartico

Il ruolo di TikTok nel revival della musica punk

Quando si parla di Generazione Z non si possono lasciare indietro i social. La grande esplosione di TikTok è avvenuta proprio durante la pandemia, a dimostrazione di quanto questo periodo abbia influenzato le abitudini quotidiane degli utenti più giovani. È su questa piattaforma che si sono sviluppati molti trend, alcuni dei quali hanno coinvolto anche artisti vicini alle sonorità punk.

È il caso di “Dear Maria, Count Me In” degli All Time Low, pubblicata nel 2007 ma diventata virale nel 2021, quando fu protagonista di un trend proprio su TikTok. 

E se da una parte le piattaforme social possono aiutare ad amplificare la visibilità di artisti afferenti a un genere alternative, inclusi gli emergenti, dall’altra c’è chi non vede di buon occhio il revival della musica emo e punk trainato dalla rapidità dei social. Tra c’è questi Billie Joe Armstrong, che in un’intervista ha affermato:

“L’emo era morto. All’improvviso questa musica si sente ovunque. C’è questo nuovo modo algoritmico di scoprire le cose. È davvero prevalente nella musica rock e mostra come le persone prestino meno attenzione alle radio e alle altre piattaforme tradizionali.”

La musica punk in Italia: c’è spazio per la sua rinascita?

E il nostro Paese come sta vivendo il revival del genere punk?

Il caso della musica italiana è sicuramente particolare, soprattutto perché questa si contraddistingue per una fortissima fluidità di genere. Lo dimostra uno degli artisti di punta del punk in Italia, Naska, che ha definito la sua stessa musica: “emo–trap–pop–punk”.

Probabilmente in Italia l’autentico spirito della musica punk ha sempre fatto fatica ad attecchire. Ecco perché oggi, per farlo piacere al pubblico mainstream, è necessario mescolarlo a generi più digeribili, come il rap o la trap

Questa contaminazione è evidente in artisti come Naska, ma anche nei bnkr44La Sad, gli Psicologi, che hanno puntato tutto su una commistione di generi musicali. Sono invece gli emergenti a mantenersi saldi su un’interpretazione più fedele del punk (al massimo con qualche inflessione pop): parliamo di artisti come i WEL, i Sunset RadioIN6N.

In che direzione andranno le preferenze degli ascoltatori (e del mercato musicale) nei prossimi anni è difficile prevederlo. Ma intanto possiamo abbracciare un po’ di spirito punk e urlare forte quelle emozioni così intense che solo un genere così travolgente ci permette di esprimere.

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