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“Cicatrici”: i Wet e la fine di un amore, tra drammi e disperazione

“Cicatrici”, il nuovo brano dei Wet – il duo torinese che ha fatto breccia nel mio cuoricino indie – è finalmente stato rilasciato. Eh si, uso la parola finalmente perché ho questa recensione chiusa nel cassetto da così tanto tempo che – a tratti – ho quasi dimenticato le parole che ho utilizzato per raccontarla. Quindi facciamo così, io la rimetto in loop nelle mie cuffiette e me la rileggo insieme a voi.

“Cicatrici” è un pezzo che parla dell’amore, quel sentimento così forte da farci toccare il cielo con un dito nei momenti di “up”, ma altrettanto potente da distruggerci quando tutto crolla e si frantuma al suolo. E purtroppo questo brano ci racconta proprio di questo: la rabbia, la delusione, il fallimento di un amore talmente potente da lasciare cicatrici visibili anche ai meno attenti.
Un testo rabbioso, crudo, talmente schietto da riuscire a farti provare rancore anche per quell’ex durato una settimana che sembrava volesse darti il mondo. Un colpo tanto duro quanto inevitabile perché quando quello che credevi fosse destinato a te precipita in un vortice fatto di risentimento e rimpianto, la porta dell’inferno si apre e ti fa ardere insieme ai dannati.

Un sound dal sapore punk rock che si snoda tra i suoni sporchi ed elettronici, fondendosi insieme a quello pungente di una batteria – inserita sapientemente per rimarcare la catarticità – e un testo che colpisce grazie ad un timbro vocale talmente graffiante da riuscire ad entrare nella pelle. Ricordi sbrandellati in piccoli pezzi, ricordi su ricordi, che fino a quel momento erano chiusi a doppia mandata in un cuore forse troppo stanco.

“Con quei pianti cosa pensi di dirmi, se poi te li asciuga un altro.

E poi perchè mi guardi con quello sguardo che sembra solo tu mi vorresti morto”.

La prima strofa di “Cicatrici” parla a tutti, anche a chi non pensa di essere segnato negativamente dalla fine di una relazione. E si forse è vero, ad un primo ascolto, potrebbero sembrare solo parole ma il trucco è non fermarsi a quello. La verità è che non sono mai solo parole. Un inno a coloro che soffrono, un viaggio nelle fasi della fine di un amore: l’addio, il lutto, la mancanza, la nostalgia, il riavvicinamento e alla fine, l’accettazione.

Non illudiamoci però, queste fasi sono molto più difficili e complicate di quello che si pensi. Spesso fanno vittime inconsapevoli ed è necessario, arrivati ad un certo punto, chiudersi in sé stessi e fare i conti con quello che siamo stati, quello che siamo e quello che vogliamo essere in futuro: mostri, carnefici, santi o martiri, è tutto nelle nostre mani e nulla toglie che possiamo essere tutto o niente.

“A volte penso che, nulla ha senso se,

quando guardo gli altri cerco te dentro gli occhi, ma non sono simili”

Un colpo al cuore, una verità insindacabile: quando finisce un amore, si cerca ancora parti di quella persona negli occhi degli altri. Dopotutto parte tutto da lì e se sono proprio gli occhi a giocare e a far innamorare le persone, perché illudersi che non avranno un gioco fondamentale anche nell’accettazione della fine.

La fine è sempre burrascosa. I Wet sono riusciti ad esorcizzarla scavando dentro loro, dando il loro contributo e il loro punto di vista. Un testo sentito, un riff studiato, frutto di un lavoro che viene percepito subito e che li rende una scoperta sul panorama punk rock italiano che speriamo di poter ascoltare presto in qualche venue grande, magari su Roma.

Ora però, miei cari, dovete chiudere questa recensione e andare ad ascoltare Cicatrici. Attendo con ansia il vostro punto di vista su questo, quindi forza.. Clicca qui!

1 Comment

  1. Emanuela Corradi

    Bella recensione 👏🏼

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